Breve nota sulla gestione automatizzata di dati bibliografici in ideogrammi

(Marina Battaglini - Biblioteca Nazionale Centrale. Roma)

"No European library had plans at present to automate the cataloguing of its Chinese holdings." Così si pronunciava alla fine del 1985 David Helliwell, attualmente responsabile della collezione di testi cinesi della Bodleiana di Oxford e allora segretario della European Association of Sinological Librarians. Il problema, allora apparentemente insormontabile o la cui soluzione sembrava eccessivamente costosa, era poter trattare in automazione i dati delle notizie bibliografiche cinesi o giapponesi utilizzando la originaria scrittura ideografica, senza dover far ricorso ad ambigui ed insoddisfacenti sistemi di trascrizione. Da allora la situazione è molto mutata e lo studio di programmi per la gestione automatizzata di dati in ideogrammi è giunta a soluzioni spesso molto soddisfacenti, anche se spesso diverse tra le varie nazioni. Ricerche sulla possibilità di utilizzare la scrittura ideografica nella gestione automatizzata di dati bibliografici erano state avviate negli anni ’70 sia nei paesi ove tale era la scrittura nazionale, Giappone, Taiwan e, con qualche ritardo, la Repubblica Popolare Cinese, sia negli Stati Uniti. Infatti nel 1979, negli Stati Uniti, il Research Library Group (RLG) e la Library of Congress avevano sottoscritto un documento che poneva le basi per un futuro controllo bibliografico automatizzato del materiale dei paesi dell’Estremo Oriente (Cina, Giappone e Corea), conservato nelle biblioteche del Nord America, riconoscendo un comune interesse nella gestione automatizzata di tali dati. Si avviò quindi lo studio per il cosiddetto CJK enhancements all’interno di RLIN (Research Library Information Network). Nella primavera del 1983 i primi terminali, forniti di un programma compatibile con la scrittura ideografica, furono distribuiti alla Library of Congress e ai membri del RLG. Nel settembre 1983 i primi record bibliografici contenenti dati nella lingua originaria ideografica furono creati in RLIN. Sempre negli Stati Uniti anche OCLC Network sviluppò un programma (OCLC CJK350) che aveva lo stesso obiettivo e nel 1987 lo rese disponibile alle biblioteche interessate.

In Europa il sistema RLIN-CJK venne utilizzato in via sperimentale nel 1987 presso la British Library mentre presso la Staatsbibliothek di Berlino venne installato, sempre in via sperimentale, il sistema OCLC-CJK. In entrambi i casi grossi dubbi e perplessità sorsero sia tra i colleghi della British Library che tra quelli della Staatsbibliothek riguardo all’utilizzo di quei sistemi. Alla possibilità di accedere ad una delle basi dati più ricche di notizie bibliografiche cinesi e giapponesi, all’alto livello dei record e ad un eccellente set di caratteri, si contrapponevano gli elevati costi di gestione e l’inevitabile contrasto tra l’uso di differenti sistemi di trascrizione sia per il cinese che per il giapponese.

I tempi erano ormai maturi perché anche nelle biblioteche europee che possedevano ricche collezioni di testi cinesi, giapponesi e coreani si avviasse lo studio di una soluzione. E sarà proprio la collaborazione tra bibliotecari tedeschi e colleghi inglesi (nello specifico la Bodleiana di Oxford, la Staatsbibliothek di Berlino e la Biblioteca del Dipartimento di Sinologia dell’Università di Heidelberg) che porterà alla elaborazione di uno dei primi programmi (al momento il più utilizzato nelle biblioteche europee) per la gestione dei dati bibliografici in ideogrammi, fornendo una versione per il cinese (Allegro-C) e una per il giapponese (Allegro-J). Il programma è un adattamento di Allegro, programma di gestione integrale dei dati bibliografici, utilizzato in moltissime biblioteche tedesche. La creazione di una base dati in cui sia previsto l’utilizzo degli ideogrammi, separata da quella che gestisce il patrimonio in lingue occidentali della biblioteca presenta notevoli vantaggi. Infatti permette all’utenza una rapida e precisa identificazione della notizia bibliografica cercata e al bibliotecario un trattamento catalografico - soprattutto per il libro antico - più accurato e rispondente a problematiche, o semplicemente a terminologie legate alla tradizione del libro cinese o giapponese, diverse da quelle del libro occidentale. Ma soprattutto la gestione in rete delle notizie rende, sicuramente, al momento attuale, questa la soluzione più interessante tra quelle note.

Tra le altre biblioteche in Europa che conservano collezioni di testi orientali, le risposte a queste nuove possibilità offerte dall’automazione sono state le più diverse. In Francia la Biblioteca Nazionale di Parigi sembra, al momento, non prevedere investimenti per l’utilizzo di un programma di gestione automatizzata del suo ricco patrimonio di testi cinesi e giapponesi. Ma a differenza di quest’ultima le altre biblioteche francesi sono molto attive in questo ambito e dopo anni di tentativi e ricerche, è allo studio un programma comune per la gestione, al momento, dei testi cinesi. La biblioteca dell’Institut des Hautes Etudes Chinoise del Collège de France e la Bibliothèque Municipal di Lione offrono, al momento, due diversi e interessanti sistemi per il trattamento automatizzato dei dati in ideogrammi, il primo chiamato Asia ed il secondo Agathe. Altre nazioni, come l’Olanda, utilizzano un programma che gestisce separatamente le notizie bibliografiche in ideogrammi, ma che risulta comunque all’interno del sistema bibliotecario nazionale (PICA) e la stessa soluzione è stata adottata dalla Cambridge University Library che propone una base dati separata, ma il cui software è stato elaborato all’interno del network locale della biblioteca. Altre biblioteche continuano ad avere solo un catalogo cartaceo, mentre la Biblioteca Nazionale Danese e quella Norvegese hanno inserito i dati relativi ai libri cinesi e giapponesi in trascrizione nella base dati automatizzata nazionale. Per quanto riguarda il patrimonio di testi cinesi del Collège de France, esso è consultabile anche in rete, così come le collezioni cinesi delle biblioteche inglesi e tedesche che utilizzano Allegro-C o Allegro-J e quelle di Cambridge e di Leida (gran parte del patrimonio di testi cinesi o giapponesi, in Olanda, è concentrato nella biblioteca dell’Università di Leida).

E le biblioteche italiane? Il patrimonio di testi cinesi o giapponesi presente nelle biblioteche italiane non è certo paragonabile a quello di altre nazioni, come l’Inghilterra o la Francia o la stessa Germania, ma non è neanche da trascurare. Libri cinesi e giapponesi sono attualmente presenti in tutte le biblioteche delle università ove si insegni una di queste due lingue, ma storicamente le città che hanno ereditato o incrementato patrimoni librari di tal genere, sono Roma, Napoli e Venezia. A Roma, sia la Biblioteca Nazionale Centrale che la Biblioteca del Dipartimento di Studi orientali dell’Università di Roma, così come la Sezione Asiatica della biblioteca dell’ISIAO (Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente) inseriscono i dati in trascrizione in SBN, consapevoli, comunque, che l’adozione di un programma di gestione dei dati in ideogrammi resta la soluzione più soddisfacente. A Napoli, la Biblioteca del Dipartimento di Studi Asiatici dell’Istituto Universitario Orientale è, al momento, alla ricerca di una soluzione che possa soddisfare esigenze legate sia alle lingue in ideogrammi, sia a lingue, genericamente, in alfabeti non latini. A Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari, la biblioteca del Seminario di Cinese ha approntato un sistema per gestire i dati bibliografici cinesi, utilizzando come database Access e come sistema operativo Windows abbinato a Twinbridge, software creato per il cinese.

La molteplicità delle soluzioni offerte sta ad indicare l’interesse che tale problema suscita fra i bibliotecari europei coinvolti in questo specifico ambito e lo studio di tali problematiche deve essere uno stimolo anche per i bibliotecari italiani che custodiscono collezioni certamente contenute nel numero di volumi, ma spesso importanti per ricostruire anche momenti della nostra storia.

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